venerdì 2 agosto 2013

The summer is magic

Girl - Beck


“Uuuuh ma guarda chi c’è! Eccoliii! Venite, a nnonna!”
Non voglio aprire gli occhi, ma se lo facessi sicuramente li alzerei al cielo. Non so che ore siano, ma qualsiasi orario sarebbe comunque troppo presto per essere svegliati in questo modo. Almeno sarà l’ultima volta che questi imbecilli turberanno il mio sonno, penso confortata, dato che domani parto e per un paio di settimane me li levo dalle scatole. Potrei rendergli pan per focaccia domani mattina, cominciando a prendere a pugni il muro alle 5 e mezza.
Mi metto a pancia in su, gli occhi ancora ostinatamente serrati, meditando intensamente su quanto sia fastidiosa l’abitudine di concludere con ‘a nonna’ ‘a mamma’ ‘a zio’ qualsiasi frase.  Mi accorgo improvvisamente di avere una fame da lupi, e dentro di me comincia l’eterna lotta mattutina: alzarsi e mangiare, dando precocemente inizio ad una faticosissima giornata, o poltrire nel letto ignorando i suoni preistorici del mio stomaco? Il mio pensiero vola alla scrivania, dove troneggia una palla di pasta di sale da 800 grammi. E’ l’unica cosa commestibile nella mia stanza, ma decido in fretta che non vale la pena di provocarsi il vomito per non scendere una rampa di scale. In ogni caso dovrò farci qualcosa con tutta quella pasta di sale, se non voglio buttarla o portarla via. Certo, sarebbe un passatempo originale per il viaggio in treno, però temo di aver esaurito tutta la mia creatività con il chilo di pasta che è già stata trasformata in deformi soprammobili.
So che è giunto il momento di aprire gli occhi, ma mi prendo un’altra manciata di secondi per girarmi sul fianco e assaporare la comodità della nuova posizione. Aaaah, che goduria.
Sollevo pigramente le palpebre, ed è lì. Stava aspettando che mi svegliassi, naturalmente. L’aria è gravida di aspettative. Sappiamo cosa sta per succedere. Non ne ho la minima voglia, ma mi rendo conto che non posso sottrarmi in eterno. E’ solo per questo che oggi vinci, valigia. Sposto lo sguardo indolente sulla schiera di parallelepipedi dai colori sgargianti in fila sulla mia scrivania, proprio di fianco al blob di pasta di sale, chiedendomi se dopo i vestiti ci sarà spazio anche per quel le creme solari. Soprattutto mi domando se il portabagagli del regionale reggerà, e se su un treno delle 7 del mattino di un sabato d’agosto ci sarà almeno un signore muscoloso che mi aiuti a mettercela sopra.
Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare. E comunque ho voglia di partire, perché qui l’afa soffoca ogni alito di spirito d’iniziativa, e i saldi non fanno per me.
Mi faccio coraggio e sbircio la radiosveglia. Effettivamente è presto, ma effettivamente ho anche due miliardi di cose da fare: dei biscotti che non mangerò aspettano di essere farciti al piano di sotto,  la caccia al tesoro alla ricerca delle maracas a uovo non è nemmeno cominciata, devo ancora depilarmi, e mi fermerò qui per non entrare in paranoia.

Mentre appoggio svogliatamente i piedi sul parquet i vicini stanno giocando agli indiani. Gli auguro buone vacanze e di vincere al superenalotto, così magari si comprano un’isola sperduta in mezzo al mare e ci si trasferiscono con tutti i nipoti.

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