venerdì 1 agosto 2014

sabato 10 maggio 2014

La valigia è pronta

Don't stop believin' - The journey


Ormai lo sanno i miei parenti, i miei amici, gli amici di famiglia, i colleghi di lavoro dei miei, il farmacista da cui ieri abbiamo comprato dei fermenti lattici che non riuscirò mai ad ingurgitare e probabilmente tutto il paese dove abita mio nonno perché lui è mezzo sordo e ieri abbiamo parlato in giardino: tra meno di 24 ore sarò su un aereo pieno di cinesi che mi porterà a Shanghai.
Ho il passaporto, il visto, il biglietto aereo e il mio tablet Giulio. Sono pronta.
In realtà psicologicamente credo di no, per ora la vivo ancora come se stesse per partire qualcuno che non sono io, vivo nell’inconsapevolezza. Neanche i numerosi saluti che ho protratto negli ultimi 15 giorni sono stati particolarmente efficaci in questo senso. Finora quello più toccante è stato con la nonna Bambina, la mia nonnina materna, che aveva tutti gli occhi lucidi e li ha fatti venire anche a me. Dev’essere strano per una persona il cui viaggio più lungo è stato puglia-milano veder andare dall’altra parte del mondo la propria nipotina.
Finora le raccomandazioni più gettonare sono state “stai attenta, non uscire di casa, non andare in giro da sola, non uscire con chi non conosci, non fidarti della gente, c’è la criminalità, è pericoloso!” tra gli ultracinquantenni e “divertiti, devastati, fatti chiunque, fai miliardi di foto, scrivici, sperimenta!” tra i coetanei. In pratica per qualcuno vado a partecipare alle rivolte ucraine, per qualcun altro a spaccarmi di rave a Ibiza. La verità, come sempre, sta nel mezzo. Certo, la cosiddetta “Perla d’Oriente” potrà anche non essere la città più sicura dell’universo (ma se è per questo non lo è neanche Milano, e men che meno il mio paesello di provincia), ma non credo sarebbe intelligente non sfruttare appieno un’esperienza del genere. Perciò avanti tutta, sono pronta ad accogliere qualsiasi sfida!
Tra l’altro spero davvero di diventare una persona più attiva,ormai le mie smagliature assomigliano troppo alle pieghe del copridivano. Ho portato dei pantaloncini corti, si sa mai che l’aria incredibilmente inquinata di Shanghai mi faccia venire voglia di rifugiarmi in un parco a sgambettare.
Pooooi voglio mangiare tutto il possibile! Se trovassi le cavallette potrei anche assaggiarle, devono essere belle croccanti. Poi dopo la caramella al durian, voglio dire…
E voglio migliorare -o anche solo riportarlo al livello a cui era quando ho finito l’università, sarebbe già un traguardo- il mio cinese. Per un mese avrò a che fare con bimbi piccoli, magari mi ritrovo con un’attitudine spettacolare all’insegnamento ai bambini e scopro che è quello che voglio fare nella vita. O, come tutti gli italiani che emigrano all’estero, aprirò un ristorante italiano. Chissà chissà chissà, il futuro è misterioso e criptico, e io sono molto miope.
Beh basta, non credo di avere altro da dire. Mi hanno consigliato di tenere un diario di questa esperienza, e l’idea mi stuzzica. Blogger è bloccato in Cina (evviva la censura!), quindi dovrei ritornare agli albori della creatività con carta e penna. Penso che un tentativo lo farò, sperando di non cambiare idea appena il mio polso minaccerà di spezzarsi. Così almeno non dovrò stare a raccontare il viaggio ad ogni singolo cristiano che mi chiederà “com’è andata?”, basterebbe ficcargli in mano il diario e poi darmela a gambe.
Quindi forse vi aggiornerò sulla mia avventura fra due mesi, o forse no. Intanto buon proseguimento di vita a tutti!

sabato 5 aprile 2014

And I always thought I'd be the first to go

History of a boring town – Less than jake

Mi sono lasciata scivolare Marzo tra le dita, senza scrivere una riga. A volte mi piace trattenere parole e pensieri nella testa, cosa che non farà mai di me una valida scrittrice. Il mio desiderio di condividere si ferma quando mi trovo faccia a faccia con la necessari età della parola scritta. Sarà il classico shock da pagina bianca, ma più realisticamente è perché quando accendo il computer trovo qualcosa di meglio da fare. Cosa che non farà mai di me una valida scrittrice.
Recentemente mi sono ritrovata a pensare a cosa voglio fare da grande più intensamente e preoccupatamente che mai. Avevo dei progetti che mi avrebbero aiutato a prendere tempo per cercare di capirlo, ma sono crollati miseramente. Non era un sogno, un’idea, ma un progetto ben più concreto e realizzabile, anzi diciamo pure che ormai davo per scontato che ad Agosto avrei dovuto cominciare a salutare tutti i miei amici perchè poi non li avrei potuti rivedere per almeno 6 mesi. Purtroppo il destino (e quella stronza della mia ex prof di cinese che non ci ha avvisato che avremmo dovuto rifare una certificazione perché quella dell’anno scorso non valeva più) hanno deciso diversamente, ed ora eccomi qui ad interrogarmi sul mio futuro. Dovrei cercarmi un lavoro? Iscrivermi ad una magistrale? Trasferirmi in qualche paese straniero a cercare fortuna?
Questa incredibile voglia di viaggiare non ha fatto altro che rafforzarsi negli ultimi mesi, quando la prospettiva di una lunga esperienza all’estero sembrava la naturale continuazione del mio percorso di studi. Ora, se tutto va bene, potrei andare 2 mesi a Shanghai a Maggio. È l’unico piano rimasto che ho, e che ad un mese dalla partenza effettiva non so ancora se sarà realizzabile. Vorrei essere ottimista, ma la delusione troppo recente della borsa di studio un po’ mi frena: ha davvero senso investire tutte le proprie energie in un progetto che potrebbe polverizzarsi riportandomi al punto -interrogativo- di partenza?
Nonostante ciò, comunque, mi rendo conto che lasciarsi sopraffare dagli eventi sarebbe una cosa stupida. Di opportunità di partire ce ne sono, e io sono disposta ad impegnarmi  per cercarle. Una delle poche cose in cui credo è che se vuoi veramente qualcosa, e la vuoi tanto tanto tanto, troverai il modo per ottenerla. E poi, che cavolo, ho già avuto una buona dose di sfortune in questo senso, prima o poi il karma girerà! Ci vorrà più tempo del previsto, ma l’importante è farcela prima che entrambi i miei genitori vadano in pensione, sennò sarò costretta a trasferirmi da mio fratello per scampare ad un esaurimento nervoso.
Ogni tanto ci vuole un post così, automotivante. Una pacca sulla spalla. Poco interessante per i lettori. Noioso e banale. Forse è questo che non farà mai di me una valida scrittrice, ma in fondo è un bene perché è un campo molto difficile in cui sfondare!


venerdì 28 febbraio 2014

Sono in shock da fine di Breaking Bad

Baby blue - Badfinger
C'è poco da dire. Anzi, in realtà ci sarebbe fin troppo da dire, ma al momento faccio fatica a formulare pensieri. Mi asciugo gli occhi ringraziando che non ci sia nessuno in casa.


sabato 8 febbraio 2014

Fiaba moderna


Ehy, non scrivo sul blog dall’anno scorso! Questa potrebbe essere una delle mie famose battute-da-nuovo-anno (sapete no, quelle che si fanno nei primi giorni di gennaio, che non fanno ridere nessuno?) se solo non fossimo già a febbraio. Perché questo lungo periodo di silenzio? Lasciate che vi racconti una bella fiaba, bambini miei.

C’era una volta una bimba riccioluta che amava passare il tempo col suo portatile, Piccì. In realtà all’inizio c’era stato un po’ d’attrito tra i due, poiché la bimba era molto poco dotata nel campo della tecnologia e non riusciva proprio a raccapezzarsi con Windows 8. Dopo un po’ però aveva iniziato a conoscere quel leggero rettangolo nero, e addirittura ad apprezzarlo, in particolar modo dopo aver scoperto quanto fosse utile per vedere film e telefilm. L’idillio sembrava destinato a durare per sempre, ma purtroppo così non fu. Un brutto giorno di metà dicembre Piccì cominciò a non sopportare più di stare sulle gambe della bambina, e cominciò a manifestare il suo disappunto spegnendosi lo schermo. Lei provò a parlarci, a farlo ragionare, ma non ci fu verso. Così per un po’ tenne Piccì sulla scrivania, sperando di farlo contento.
Pochi giorni dopo Natale però la situazione degenerò: anche a stare sulla sua amata scrivania Piccì rimaneva buio. Bisognava fare qualcosa. Così il padre della bimba lo portò a riparare, subito dopo la festa della Befana. “Allora? Sai qualcosa del computer?” chiedeva la piccola nei giorni seguenti al suo papà, e lui rispondeva sempre: “Ancora niente, mi chiameranno quando sapranno qualcosa.”. Finalmente dopo una settimana scoprirono che andava spedito alla casa madre di costruzione. “Non so quanto tempo ci vorrà per ripararlo, sarà meglio che tu metta in conto di rimanere senza portatile per un po’”, le disse il padre. Pur con rammarico -soprattutto per le 5 stagioni di Breaking Bad lì pronte per la maratona- la bimba dovette accettare la cosa e adattarsi.
Passarono le settimane, e la bambina sentiva la mancanza del suo amico Piccì. Il vecchio computer fisso era troppo lento e si spegneva da solo quando gli pareva a lui, per qualche oscura ragione Whatsapp sul suo cellulare non si aggiornava, e i suoi amici il più delle volte si dimenticavano che la tecnologia a sua disposizione era limitata e si offendevano se non rispondeva ai messaggi su Facebook. (Per inciso, non è che gliene freghi più di tanto di facebook e whatsapp, perché è sempre stata un po’ asociale. È solo che ‘sta benedetta bambina sta cercando di partire per la Cina per fare qualcosa della sua vita, e senza un computer per cercare ed eventualmente chiedere informazioni e tenersi in contatto con le associazioni è dura. E poi non può sempre contare sulla sua vicina di casa per non rimanere indietro con How i met your mother. Fine inciso.)
Dopo un mese di attesa la bimba si fece coraggio e chiese di nuovo “ Allora papà? Sai qualcosa del computer?”. Allorchè l’uomo, imbarazzato, le rispose “Non l’ho ancora spedito.”. Si scoprì così che si era completamente dimenticato di inviarlo alla casa madre per la riparazione.
Il lunedì della settimana successiva il padre fece finalmente ciò che avrebbe dovuto fare  30 giorni prima, e il giovedì della stessa settimana Piccì tornò a casa, accolto a braccia aperte dalla bambina.



Cosa ci insegna questo racconto? Che se vuoi una cosa è meglio fartela da te? Oppure che siamo troppo dipendenti dalla tecnologia? O che Windows 8 è utilizzabile? Come sempre, ai posteri l’ardua sentenza.